La Fondazione “Opera Pia Conservatorio Fieschi”
La Fondazione “Opera Pia Conservatorio Fieschi”, più brevemente “Fondazione Fieschi”, è persona giuridica di diritto privato, senza fini di lucro, dotata di piena autonomia statutaria e gestionale, il cui scopo esclusivo è il perseguimento di fini di utilità sociale, consistenti nell’assistenza ed educazione dei minori, e dei giovani bisognosi.
L’Opera Pia Conservatorio Fieschi nasce nel 1762, alla morte del suo fondatore, Conte Domenico Fieschi. Essa ha pienamente esercitato, nei secoli, la propria attività filantropica, collocandosi fra le prime della Liguria per magnitudine patrimoniale e pluralità di interventi a favore delle giovani bisognose.
A titolo di mero esempio, basti ricordare un censimento dell’anno 1839, effettuato sugli istituti di assistenza presenti negli Stati Sabaudi (all’epoca Sardegna, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Nizzardo e Savoia), ove il Conservatorio Fieschi si collocava al primo posto nella graduatoria riservata agli istituti minorili, per ammontare delle entrate e numero delle ricoverate, quantificate, per l’anno in esame, in 195 su un totale di 805 in tutto il territorio.
L’Opera oggi svolge, esclusivamente con mezzi propri derivanti dalla gestione del patrimonio dotale della Fondazione, accortamente e saggiamente amministrato, una consistente quantità di interventi, sempre incentrati sull’assistenza ed educazione dei giovani, quali la gratuita ospitalità a studenti universitari liguri, residenti fuori Genova, bisognosi di aiuto; la dazione di borse di studio a favore di studentesse universitarie madri, studenti disabili e studenti orfani; l’erogazione di contributi a favore di Enti assistenziali liguri con finalità analoghe a quelle dell’opera Pia, e, più generalmente, a giovani in difficoltà.
Notizie Storiche sul Conservatorio Fieschi
La costruzione della sede del Conservatorio Fieschi, eretto sulle mura dello Zerbino, ha origine dalle disposizioni testamentarie del conte Domenico Fieschi.
Deceduto il 24 gennaio 1762, discendente di una delle più prestigiose famiglie genovesi, già nel 1749, tredici anni prima della sua morte, aveva fatto testamento lasciando erede universale dei suoi “beni mobili ed immobili , luoghi di monti, rendite, impieghi, azioni, nomi dei debitori e di ogni altra cosa, niente escluso” la Fondazione che porta il suo nome e cioè “la Scuola o Conservatorio semplicemente laicale da erigersi sotto il titolo della Immacolata Concezione” avente come scopo “il ricovero e ammaestramento gratuito delle zitelle povere, orfane, abbandonate, onde poi, volontarie, ridonarle alla società, fedeli alla religione, care all’industria, di esempio alle loro uguali”.
Per quanto riguarda la costruzione dell’immobile adibito a sede dell’Istituto dispose che “sarà cura dei Signori Patroni che nominerò di destinare a questo Conservatorio quelli siti e quella abitazione in quel luogo di buona aria dentro la città che stimeranno più adatto”.
La scelta cadde su un terreno posto ai limiti estremi della cinta muraria dell’epoca e venne incaricato del progetto Pietro Cantone, padre dei più celebri Simone e Gaetano, entrambi architetti, che con lui collaborarono all’erezione ed al completamento dell’imponente complesso.
Ad un solo anno dalla morte di Domenico Fieschi iniziò la costruzione del Conservatorio. La prima pietra dell’edificio fu infatti collocata il 15 gennaio 1763, data che venne segnata sul portale della salita delle Fieschine.
L’iscrizione latina, apposta poi sul lato sinistro dell’attuale ingresso a settentrione, ricorda che l’immobile venne ultimato nell’anno 1771 ed illustra la finalità dell’Ente.
In soli otto anni infatti si ultimò la costruzione del monumentale edificio, e fin dall’inizio i lavori progredirono in maniera notevole. Alla fine del mese di aprile del 1763 risultano da documenti originali varie “promissio” di forniture di calcina, legnami, arena, ferri, chiappe per “la fabbrica che di già resta principiata al Zerbino nella villa dell’Ill.mi Sig.ri Canevari esistente fuori le porte dell’Acquasola”. Il 23 gennaio 1764 viene stipulato un contratto per la fornitura di mattoni e verso la fine dello stesso anno si legge su un disegno del Codeviola che l’ala occidentale del Conservatorio “si sta coprendo” e che metà dell’ala nord è già coperta.
Da precise documentazioni dell’anno 1769 risulta una “promessa di provviste di marmi” allegate alla quale sono le seste corrispondenti a “vasche per lavamani, pilastrate, bazzotte (lastre di pavimentazione), piane per coretti, lesene e schizzi di vasche ed acquasantiere, i quali marmi devono essere consegnati fra qui ed il mese di giungo dell’anno prossimo venturo millesettecentosettanta”.
Racconta lo studioso ottocentesco Federico Alizeri nella sua Guida di Genova: “si vide allora sorgere la gran mole, di disegno arditissimo e da conciliare l’ammirazione a chi lo ordinava ed a chi lo metteva in esecuzione, mole che, per l’ampiezza del circuito (di metri 390 circa) e delle proporzioni gareggia coi più grandi edifici costruiti ad uso di ricovero e di orfanatrofio in Genova, in Italia, in Europa; e, meglio che opera di privato signore ed eretta in un sol tempo, direbbesi opera di un principe di elevati pensieri, ovvero ridotta a compimento dalla munificenza di più generosi che, col proceder del tempo, si emulassero in carità. Non posso ricusarmi ad accennare l’intera economia dello stabilimento e la savia distribuzione dell’edificio il quale, ove si guardi, ai bisogni a cui fu destinato, può meritare un bel nome tra le opere della moderna architettura”.
Molte ed anche particolareggiate sono le notizie storiche sul Conservatorio Fieschi che gli scrittori dei secoli scorsi ci hanno trasmesso. L’imponenza dell’edificio, il notevole valore sia materiale che morale profuso nell’assistenza alle giovani ragazze genovesi fece sì che molte recensioni sull’Istituto furono pubblicate da importanti studiosi della vita cittadina. Oltre al citato Alizeri autori come il Semeria, il Banchero, il Poleggi e molti altri hanno trasmesso accurate descrizioni anche di carattere tecnico sula costruzione del Conservatorio.
Da una relazione tratta dalla Guida delle cose notevoli in Genova del 1846 si legge: “diremo unicamente del vasto edificio che presenta la forma di un ampio quadrato, con un bel cortile nel mezzo, e sui lati con due ali che, a secondare la scoscesa località, ugualmente si protendono in fuori. Esso al centro è pregevolissimo, per l’ottima sua disposizione, per l’ampiezza delle sale, per salubrità e ventilazione di cui è fornito, per l’opportunità di comode ricreazioni, così nell’interiore come all’aperto, per la gentile Chiesa disposta al doppio uso, così interno come esterno in pro della popolazione, e per tutti quegli altri comodi che si addicono a tanto grande stabilimento che non si direbbe opera di privato ma regia”.
Nell’agosto del 1865 il Municipio di Genova costituì una commissione per verificare le condizioni dei vari Istituti del circondario. Relatore dei lavori fu il cav. Gio Batta Cevasco che a proposito del Conservatorio Fieschi scrisse la seguente nota: “la costruzione interna per ampiezza di sale, per vastità di corridoi, per comodità di ricreazioni adombrate da annose piante rivaleggia per consentimento dei viaggiatori con i primi stabilimenti di tal genere che siano in Europa”.
Giuseppe Banchero in una Guida Turistica di Genova del 1846 descrive dettagliatamente il Conservatorio: “questo edifizio si innalza in una posizione felicissima nel luogo detto il Zerbino, prossimo e dentro il cerchio delle nuove mura. Ha la forma di un parallelogrammo, e copre un’area di metri quadrati 6.061. Il lato orientale posa sul colmo del poggio, ossia sulle mura; quello rivolto ad occidente ha le sue fondamenta in un burrone profondo, e sta a fianco della città. Il suo aspetto è imponente, e ben si distingue da qualunque punto della città si possa vedere, per quel suo colore giallognolo di cui è rivestito.
Cinque sono i piani che compongono questo vasto stabilimento, più i fondi ed il sottotetto. Nel primo piano terreno ossia fondi, evvi la cantina, il molino a grano, il lavatoio ed un sito per fare il bucato. Quando piove, e per ciò non si possono asciugare i panni nella villa, un’ingegnosa macchina li riceve e li porge al sottotetto ampio e capacissimo per questa bisogna. Una scala vi mette al secondo piano terreno del braccio occidentale, dove sono siti capacissimi, cisterne ed il forno a pane. Nel piano superiore nel braccio centrale rivolto a mezzogiorno è il refettorio pulitamente tenuto, arioso e decente oltre modi; la cucina è in capo al braccio occidentale, rifatta secondo il nuovo sistema economico. Sortendo da questa a traversando a sinistra un lunghissimo corridoio vi conduce in capo dell’altro braccio a settentrione; quivi sono le tombe delle figlie che muoiono nello stabilimento. Oh! Io mi sono sentito tutto compreso da religiosa riverenza quando fui introdotto in quel regno della morte. In quella notte buia quattro figlie gentili rischiaravano quelle stanza con le faci accese; e la Superiora mi additava le tombe. Queste sono praticate nei muri perpendicolarmente e quasi piccole cellette ricevono il cadavere, e quindi una lavagna le copre, ed il fattore ha cura di scrivervi sopra il nome della defunta ed il giorno in cui da questa passò all’altra vita: Io mirava quella singolare costumanza e benediva alle caste intenzioni di quelle figlie le quali cercano per questo mezzo di prolungare la memoria delle loro consorelle e vincere le leggi della inesorabile morte.
Il primo piano, ossia il piano della Chiesa è quello che è a livello del suolo delle mura e della piazza esterna attorniata da rastelli di ferro. Nei due fianchi del gran portone per cui si ha accesso nello stabilimento sono due tavole marmoree che contengono un’iscrizione per ognuna, in memoria del pio Fondatore. Il P.Semeria scrive che al di sopra della porta era collocata la statua del medesimo, ma che una orda di popolaccio nei primi furori del 1797 la gettò per terra. Mentre veniva trascinata ed insultata in forma mai più vituperevole, un contadino che di là passava a caso, voltatosi a quei forsennati furiosi “bravi” -disse loro- “bravi, voi operate saviamente: che fu davvero il Fieschi un grande scellerato, dappoichè costui, inece di lasciare ai suoi parenti, lasciò ai poveri ogni cosa!”.
Entrato il portico a mano sinistra è la Chiesa che serve nei giorni festivi per il popolo che vuole assistere agli uffizii divini, secondo le intenzioni del Fondatore. Questa è divisa in modo che una parte serve all’uso suddetto, sull’altare che sta dirimpetto è la statua dell’Immacolata Concezione, che posa sopra un grosso gruppo di angeli. E’ lavoro di Pasquale Bocciardo ammanierato e schiavo dell’imitazione francese. Sull’altare che è a capo della Chiesa delle zitelle sta un quadro rappresentante Santa Caterina Fieschi cui appare Gesù Cristo versante sangue dalle piaghe. Questa tavola fu dipinta in Roma da Carlo Giuseppe Ratti ed amorevolmente ritoccata dal Mengs suo maestro ed amico. Voltando a mano destra un corridoio vi mette alla sala dove sono in bella mostra preparati e disposti tutti i lavori che si eseguiscono nello stabilimento. Poi è la scuola del leggere e dello scrivere, ora scuola di ricamo e proseguendo il cammino incontrate a sinistra la scuola di dar la salda, o come diciamo noi di stirare, quella del riassettamento delle trine, scialli e biancheria e l’altra di biancheria domestica e vestimenti. In capo al corridoio è l’appartamento della Superiora e quindi andando nel braccio centrale a mezzogiorno è la vastissima scuola dei fiori artifiziali. La sala del vestiario e la scuola delle tessiture per lana e seta vengono di seguito. A sinistra il cammino avrà fatto il giro di tutto il quadrato e si riescerà nuovamente in fondo alle scale che mettono al secondo piano.
In queste sono vasti e ben ariosi dormitori. Nel terzo piano sono altri dormitori e le infermerie, e la cucina per queste. Dalla finestra in capo a questo piano si può godere di una veduta veramente pittorica. A manca la deliziosa collina di Albaro cosparsa di superbi palagi e di amene ville sorge a contrapposto delle imponenti mura di Santa Chiara. In mezzo resta una valle, tempii, palagi, case, fanno di sé bella mostra, ed il Feritore vi porta lo sguardo sul lontano orizzonte, e la posa sul marino elemento. Un poeta non potrebbe cercare miglior vista di questa, per inspirarsi a cantare le bellezze della natura, ed i suoi più sublimi arcani. Oh! S’egli vi fosse in qualche ora che la luna riflette il suo disco argenteo sopra questa vallata non invidierebbe certamente le fantastiche regioni del norte.
Ogni piano ha le sue vasche per l’acqua e non manca di tutte le comodità necessarie.
Ho visitato molti stabilimenti in patria e fuori, ma posso accertare di non aver trovato uno che lo vinca nella proprietà e nella pulizia”.
Vale ancora citare un breve articolo estratto da “Charitable Institutions of Italy (from the Dublin Review)” pubblicato su “The Catholic Cabinet and Chronicle of Religious Intelligence” – Vol 1 – Saint Louis – 1843, che così perfettamente si esprime sul Conservatorio:
“To those who have read of the charitable institutions of Rome, the name of “Conservatorio” cannot be unfamiliar. Like Rome, Genoa is amply provided with these blessed retreats, in which the young female is protected at that age when the worst dangers beset her upon every side, rendered doubly formidable by the poverty and the destitutions from which it is the Conservatorio to rescue her. The Conservatoria delle Fieschine takes its name from Domenico Fieschi, a Genoise noble, by whom it was founded in 1763, It is a magnificent building, which, from its commanding position, cannot fail to attract the notice of every visitor. In form it is an oblong square, five hundred feet in lengt of the greater side. It is capable of accomodating six hundred persons. Unlike many similar institutions in other countries, this admirable establishment continues its protecting care long beyond the time when it is absolutely necessary for the physical wants of the inmates. The piety of Genoa would revolt at the idea of casting them out upon the world the moment they are capable of providing a maintenance for themselves; and they have the option of remaining in the Conservatorio until a suitable marriage, or, if they should feel disposed for the religious state, the adoption of a religious habit, places them beyond the reach of danger and distress; in either case they receive a dowry of five hundred lires. The inmates, besides an excellent religious education, are trained in embroidery, needle-work, and the other branches of the female industry. There is one in which, as our lady readers are well aware, they particularly excel – the manufacture of artificial flowers. The flowers of the Fieschine of Genoa are celebrated through Europe for their delicacy, elegance and natural simplicity. The profits of their labour are divided in two parts, one of which goes to the support of the establishment, the other is placed at their own disposal”.
Bibliografia
- F.Alizeri – Guida artistica per la città di Genova – Gio Grondona ed. Genova, 1848
- G.Banchero – Genova e le due riviere – Luigi Pellas ed. Genova, 1846
- G.B.Cevasco – Relazione al Municipio di Genova. Anno 1865
Fonti
- Testamento e Codicilli del Conte Domenico Fischi 9 luglio 1749, 28 marzo 1757 e 18 dicembre 1759 . Not. Sebastiano Maria Castiglione ed Ambrogio Roccatagliata. – Archivio di Stato di Genova
- Archivio di Stato di Genova – Fondo Notai – Notaio F.M. Carozzo-Scansia 1546
- Archivio di Stato di Genova – Fondo Notai – Notaio C.G. Dotto-Scansia 1458
- Archivio Topografico del Comune di Genova
- Charitable Institutions of Italy (from the Dublin Review) – Ed. “The Catholic Cabinet and Chronicle of Religious Intelligence – Vol. 1 – Saint Louis - 1843